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copertura di argon, ma è facile che si contaminino con piccole entrate di aria, ed il sodio impuro di
ossigeno, azoto o carbonio è aggressivo. Tuttavia sicuramente non è stato quell’incidente il motivo
dell’arresto “definitivo” del SUPERPHENIX. L’idea di Fermi scaturiva da una esigenza economica,
ma fin dai primi anni 80 USA, Inghilterra e Unione Sovietica, dopo aver costruito e gestito con
successo svariati FBR sperimentali, non hanno imboccato la via dello sviluppo industriale. Costi
troppo alti, in parte per la gestione complessa degli impianti a sodio ma soprattutto per il
riprocessamento del combustibile fissile e del breeder, obbligatoriamente impliciti per questo tipo di
reattori così virtuosi a sfruttare al 100% l’uranio naturale. Era, ed è ancora impossibile battere la
concorrenza dei LWR e PWR (nel mondo ce ne sono più di 400 in esercizio) che sono autorizzati a
stoccare a vita combustibile esaurito (impoverito in U-235 allo 0.4 % circa dal 4.5% iniziale) e che
contiene transuranici fissili (tra i quali il plutonio), prodotti di fissione e tutto l’uranio-238
inutilizzato che restano a raffreddarsi in un deposito fino a che la loro radioattività residua nelle
barre si esaurirà tra centinaia o migliaia di anni (vedi Figura 12).
Questa politica in USA fu favorita dal presidente Carter contrario allo sviluppo dei reattori veloci,
ed anche in Europa dalla contestazione popolare dopo rivelazioni che il plutonio generato dal
Phenix fu definito dai militari francesi “abbondante e di altissima qualità” per bombe A. Negli
USA dal 1999 tutti i reattori veloci operanti furono fermati ed i progetti di sviluppo (EBR-III ed il
fantomatico “Integral Fast Reactor” IFR ) furono esclusi da ogni tipo di finanziamento. Oggi, nel
2015, solo la Russia, la Cina e l’India mantengono in vita questo tipo di reattori. Le potenze
asiatiche pensano al futuro energetico del mondo? Più probabile che siano contente del plutonio di
alta qualità che ne deriva per le bombe A ed H.
Nel 1977 tornai in Casaccia e con il mio gruppo organizzammo una attrezzatura in piccola scala e
semplice per continuare gli studi di trasferimento di azoto e, soprattutto, di carbonio, su lamine di
leghe nazionali sperimentali in “alloy-800” (un acciaio per i generatori di vapore SUPERPHENIX)
esposte al sodio liquido preparato in capsule strumentate e riscaldate in forni termoregolati,
controllandone il gas di copertura per via gas cromatografica. Ma la significatività tecnologica di
questi test era piuttosto limitata, anche se produsse dati interessanti pubblicati su “Nuclear
Materials”. Mi cimentai anche con un approccio teorico-modellistico per simulare questi fenomeni.
Ci provai con un geniaccio in matematica ed in programmazione avanzata: il giovane borsista
Andrea Saltelli. Con l’appoggio del direttore Giancarlo Scibona preparammo un lavoro da
presentare al “Second International Conference in Liquid Metal Technology for Energy Production”
organizzato a Richland in aprile 1980. Da quelle parti, non a caso, c’è il famoso centro di Hanrdford
dove un reattore veloce ad alto flusso neutronico da 400 MW, il “Fast Flux Test Facility” (FFTF)
stava per essere inaugurato. Questo reattore non serviva per generare potenza elettrica ma solo per
effettuare esperimenti in alto flusso ed alte dosi di neutroni veloci per testare materiali e dispositivi
di interesse in vari settori della tecnologia e della scienza (Figura 5). La conferenza era stata
organizzata proprio per l’occasione dell’avvio del FFTF, i conferenzieri avrebbero avuto una
giornata intera per visitarlo. Questa circostanza aveva provocato un grande interesse a partecipare
all’evento. Il CEA vi spedì più di 90 persone, moltissimi furono anche i giapponesi. Molti
ricercatori dell’ENEA avrebbero voluto essere presenti, ma non c’erano fondi sufficienti. Il nostro
lavoro, contributo del dipartimento “materiali”, era stato già accettato dai referees del congresso. Il
dipartimento “reattori veloci” riuscì a mandare un ricercatore ed il proprio direttore alla Casaccia,
l’ing. Santandrea.
Al nostro lavoro fu interessato Natesan dell’“Argonne National Laboratory”, anche lui era
impegnato nella modellizzazione dei fenomeni di trasporto carbonio negli acciai dei circuiti a sodio.
Gli segnalai le capacità di Saltelli e così fu facile avere il suo benestare ad ospitarlo ad Argonne
sostenuto da una borsa premio ENEA riservata a giovani candidati accettati da centri nucleari di
prestigio. La cosa funzionò e Saltelli si trasferì per un anno ad Argonne. Dopo poco al suo ritorno in
Italia fu assunto all’Euratom (Ispra).
La conferenza era dominata da ricercatori ed ingegneri francesi che (forti dei successi del PHENIX
che erogava i suoi 500 MW già da una decina d’anni e del SUPERPRENIX da 2000 MW che era in
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